I protagonisti del quadro di William Adolphe-Bouguereau sono proprio i protagonisti dell’opera di Dante Alighieri “La Divina Commedia”, ovvero lo stesso Dante e il suo accompagnatore Virgilio, il quale è stato la guida dell’autore all’interno del regno infernale e quello del Purgatorio, per poi cedere il posto a Beatrice per il regno del Paradiso (Virgilio non poteva accedere al Paradiso poiché non era stato battezzato).

La scena proposta da William Bouguereau all’interno del quadro è quella che lo stesso Dante narra sia nel ventinovesimo che nel trentesimo canto dell’Inferno. Ci troviamo all’interno dell’ottava cerchia infernale, dove sono puniti i falsari di metalli, di denaro, di persona e di parole.

Al centro si trovano due dannati, dove uno sta furiosamente malmenando l’altro, mentre lo morde al collo; sulla sinistra, in secondo piano, assistono con terrore e sdegno, Dante e Virgilio, mentre ancor più dietro una figura demoniaca li guarda ed accenna ad un ghigno.

I due dannati che si azzuffano sono: Gianni Schicchi (con i capelli rossi e che sta mordendo l’avversario) e CapocchioIl primo, secondo le fonti, aveva rubato l’identità di Capocchio per potersi impossessare della sua eredità, e a causa di questo è relegato a tale girone degli Inferi; allo stesso modo, anche la vittima dell’inganno si trova nel girone dei falsari poiché era un eretico ed un falsario di metalli.

I colori utilizzati in questa tela sono molto scuri e rimandano perfettamente ad un luogo infernale, dove sul fondo si nota un accenno di rosso mescolato con il marrone, mentre i colori più luminosi sono riservati ai protagonisti in primo piano che si azzuffano, mentre il “pubblico” osserva la scena. La grande abilità di Bouguereau in quest’opera si nota soprattutto nell’eccezionale definizione dei muscoli dei due contendenti, che suggeriscono una forte tensione e forza, esasperati quasi al limite del reale.

La rabbia che trasuda dal contrasto dei due uomini si può notare anche da come Gianni Schicchi si “aggrappi” letteralmente al corpo dell’avversario, mentre lo colpisce alle spalle senza pietà. Non c’è spazio per rappresentazioni “gentili” e rivedute per questo mondo: Bouguereau rappresenta l’Inferno senza filtri, mostrando l’orrore che lo domina e che lo caratterizza.

Il terrore è il motore principale di tutta la scena: lo rivediamo  nella vittima del morso di Gianni Schicchi, ma anche nell’espressione preoccupata dei due poeti, o ancora nell’incarnazione stessa del terrore, ovvero il demonio.

Maria Grazia Ferri