In una Modena resa sbiadita dal cinico sfondo degli anni ’90, il giovane laureato in Economia Lorenzo Borghi viene assunto alle dipendenze di una enorme società di servizi.

 

Nel giro di pochi giorni il protagonista si avvede che, a dispetto delle sue attese, nei corridoi della stimata azienda si respira l’aria patologica del servilismo.

 

Spiazzato dalla viscida atmosfera che aleggia intorno alla sensuale Dottoressa Vacchi, boss di fatto dell’impresa, Lorenzo viene “assoldato” da un altro dirigente col fine ultimo di indagare sul conto di lei ed in particolare su ciò che si nasconde dietro l’adultera relazione con l’amministratore delegato.

 

Ed è proprio nel corso di questa meticolosa indagine, che si estende dai dati contabili ai flirt extra-aziendali, che il protagonista viene a scontrarsi per la prima volta con il concetto di “libertà”.

 

“Se un destino guida le nostre azioni perché giudicarle?” – arriva a domandarsi Lorenzo. “E se anche fossimo veramente liberi di scegliere, ma sapendo che disponiamo di una libertà sempre molto limitata, su quali basi giudichiamo le scelte fatte nell’ambito di questa – scarsa – libertà?”

Non che tema delle conseguenze sulla propria persona. Tutt’altro: il suo cruccio sta proprio nella giustezza morale di un’eventuale azione giudiziaria (una sorta di “Chi è senza peccato scagli la prima pietra.”)

 

Con un crescendo di suspense ecco che l’intrigo subisce una improvvisa, doppia, accelerazione: il buon Lorenzo viene coinvolto in un affare tangentizio di dimensioni nazionali ed entra in scena la madre che, con la sua concomitante e costosa malattia, lo “costringe”, pur desiderando entrambi l’esatto contrario, ad accettare la proposta truffaldina.

 

Con un passaggio a New York ed uno in Giamaica, vivacizzata da intrighi di potere, sesso, denaro, automobili di lusso e corruzione, narrata con uno stile scorrevole e avvincente, il lettore vede dipanarsi una vicenda dai contorni reali e capace di farlo riflettere su questioni solitamente lasciate ai filosofi ma che lo toccano da vicino: il rapporto fra libertà e destino, fra libertà e giustizia sociale, fra libertà di volere e libertà di non volere. Per non parlare di quali possano essere la dimensione della gabbia di libertà in cui ci muoviamo ed il collante che fa dell’Uomo l’unico essere capace di definirsi contemporaneamente schiavo ma libero, predestinato ma rivoluzionabile. Il tutto intrecciato da quel filo rosso che è il fattore “tempo” vissuto dal protagonista come l’eterno conflitto fra il soddisfacimento di desideri immediati e il timore del rimpianto, fra il cinismo del vivere quotidiano e la purezza di una vita virtuosa.